Apprendere il controllo dello sfintere
Nella nostra cultura, uno
dei passaggi critici che il bambino si trova ad affrontare
in età prescolare è quello del raggiungimento del controllo
sfinterico. Si tratta di un evento importante e delicato che
coinvolge il bambino e le sue figure di attaccamento. Il
piccolo deve imparare a controllare urina e feci, passando
dal pannolino alle mutandine ed introducendo il vasetto.
La complessità del processo di apprendimento del bambino è
descritta in modo significativo da James Anthony secondo il
quale “il rituale del gabinetto deve apparire al
bambino come una sorta di complessa e meticolosa esperienza;
le esortazioni della madre lo mettono di fronte all'impegno
di individuare in tempo i segni del bisogno di evacuare, di
interrompere il gioco, di sopprimere il desiderio di
evacuare immediatamente, di cercare e trovare un posto
appropriato per lo scopo, di assicurarsi una privacy
adeguata, di slacciarsi e liberarsi dai vestiti, di
appoggiarsi in modo sicuro sul vaso… di capire quando il
procedimento è finito, di pulirsi in modo soddisfacente, di
scaricare il gabinetto, di risistemarsi i vestiti, aprire la
porta e spuntare fuori per riprendere il gioco esattamente
nel punto in cui era stato interrotto”.
Il
passaggio successivo prevede che il controllo appreso
durante il giorno si "trasferisca" al periodo notturno. Il
bambino impara a trattenersi per tutta la notte oppure a
svegliarsi quando la vescica è piena per andare a fare la
pipì.
Esiste una fase di passaggio in cui il bimbo
sembra non riconoscere lo stimolo della pipì e continua a
bagnare vestiti e letto, che tuttavia rientra nella
normalità.
Enuresi e controllo
Alle volte qualcosa non
funziona come dovrebbe e tale fase si protrae nel tempo,
fino a diventare una vera e propria patologia. Definiamo,
secondo il DSM IV (Manuale diagnostico e statistico dei
disturbi mentali) l’enuresi come una ripetuta
emissione di urine durante il giorno o la notte nel letto o
nei vestiti. Per diagnosticare un disturbo da
enuresi, tale comportamento dovrebbe presentarsi
frequentemente e non dipendere da alcuna condizione medica
generale, né dall’assunzione di sostanze.
La “ pipì a
letto” è un fenomeno abbastanza comune: interessa circa il
27% dei bambini dell’età di 4 anni, il 15% di 5-6 anni, il
6-7% di 9-10 anni, il 3% di 12 anni e l’1% di 18 anni.
Alcuni ricercatori hanno osservato che si tratta di gran
lunga del disturbo psicologico più diffuso tra i bambini,
soprattutto maschi.
Esistono diversi tipi di enuresi:
1)Parliamo di enuresi
primaria quando i bambini non acquisiscono
tale competenza oltre il quinto anno di età. Si tratta
invece di enuresi secondaria quando, bambini con adeguata
continenza urinaria, la perdono successivamente. Tale
condizione si manifesta soprattutto in bambini tra i cinque
e gli otto anni d’età.
2)È possibile classificare l’enuresi
come notturna (ossia la classica “pipì a
letto”), quando il sintomo compare solo durante il sonno. Si
tratta della condizione più comune. Tipicamente si bagna il
letto durante il primo terzo della notte. L’atto di urinare
è spesso accompagnato da un sogno evocativo.
L’
enuresi diurna
si presenta al contrario quando la perdita di urine
riguarda le ore di veglia. Questo sottotipo, molto meno
frequente del precedente, raggiunge la sua massima frequenza
intorno ai nove anni di età, ed in media è più presente
nelle femmine.
Esiste poi una condizione mista definita
enuresi notturna e diurna.
3)Un'ulteriore distinzione può
essere fatta tra i bambini che sono enuretici
continuativamente (enuresi
continuativa) e quelli che lo sono a
intermittenza (enuresi a
intermittenza).
L’enuresi può essere
anche associata ad encopresi (ripetuta evacuazione di feci
in luoghi inappropriati), disturbo da sonnambulismo,
disturbo da terrore del sonno ed infezioni del tratto
urinario (causate proprio dalle condizioni
igienico-sanitarie dovute al disturbo). Raramente il sintomo
prosegue anche nell’età adulta.
Enuresi notturna: le possibili cause
La causa dell'enuresi notturna
sembra essere multifattoriale.
Alle volte trae origine
da un apprendimento sbagliato durante il periodo sensibile,
situato tra l'anno e mezzo e i quattro anni e mezzo di età.
Pressioni eccessive o, al contrario un’educazione sfinterica
ritardata, o infine una trascuratezza nell'addestramento,
possono determinarne il fallimento ma è anche probabile che
in molti casi vi sia una componente ereditaria.
Il
disturbo può essere inoltre legato a problemi familiari
(come la separazione dei genitori), o a fattori emozionali,
come l’ansia legata a particolari momenti di stress e
tensione emotiva, ad esempio per l'inizio della scuola ed
essere accompagnata da fobia scolastica ; anche la presenza
di una fobia o di un disturbo della condotta è da
considerarsi tra i fattori predisponesti.
Enuresi e vita familiare
Alle volte il
bambino, non ancora abile nell’uso delle parole, utilizza
questo canale comunicativo, spesso involontariamente, per
manifestare un suo disagio o ricercare maggiori attenzioni.
Può essere il caso per esempio del figlio
unico che, dopo la nascita di un fratellino, ricomincia a
fare pipì a letto.
Talvolta, un atteggiamento troppo
permissivo oppure troppo rigido e colpevolizzante da parte
dei genitori, può costituire un fattore di mantenimento del
problema.
Tuttavia, non risulta sempre semplice ed
immediato individuare la causa del disturbo, e ancor più
importante, difficilmente si riesce ad utilizzare questa
informazione per combattere il sintomo.
In questi casi è
consigliabile rivolgersi ad uno specialista.
La reazione
dei genitori di fronte a questo disturbo può essere di vario
genere, può andare dalla rabbia al rifiuto, da tentativi di
sdrammatizzazione fino all’insofferenza mal celata, può
portare il bambino ad essere messo in ridicolo, ottenere una
punizione o raggiungere maggiori attenzioni. I genitori
potrebbero considerare l'enuresi un evento da accettare
fatalisticamente come conseguenza inevitabile dell'allevare
i propri figli. In ogni caso la loro risposta avrà influenza
sul sintomo.
È importante aver presente che si tratta di
un disturbo psicosomatico, un po’ come il mal di pancia,
quindi non è possibile chiedere al bambino di controllarsi,
in quanto l’enuresi non è volontaria.
Nel caso in cui si
istauri un circolo vizioso dal quale non si riesce ad
uscire, prima che il sintomo acquisisca una notevole
stabilità e prosegua anche in età avanzata, dove potrebbe
avere dei risvolti psicologici e sociali più invalidanti,
soprattutto in adolescenza, è consigliabile intraprendere
una terapia familiare, processo nel quale i genitori e altri
membri della famiglia possono rivelarsi una risorsa
insostituibile e un sostegno fondamentale per il benessere
del bambino o adolescente.
L’enuresi e il gruppo dei coetanei: infanzia
Il valore
relazionale del sintomo si può manifestare anche all’interno
del gruppo di pari. Una ricerca pubblicata sul British
Journal of Urology e condotta ad Hong Kong da prestigiose
università, ha preso in esame un campione costituito da
16.500 bambini e ragazzi di età compresa fra i 5 ed i 19
anni e ha rivelato che un ragazzo su cinquanta bagna il
letto.
Nel contesto scolastico, tra le ragioni che
possono portare ad una maggior frequenza del sintomo può
esserci l’ eccessivo coinvolgimento nell’attività scolastica
o nel gioco, come pure la riluttanza ad usare il bagno per
ansia sociale.
L’enuresi è fonte di imbarazzo per chi ne
soffre: il bambino può essere allontanato o preso in giro
dai compagni di classe, fino ad arrivare ad un vero e
proprio ostracismo sociale. Il sintomo impone un limite
nella scelta delle attività del bambino; pochi enuretici
possono felicemente andare in campeggio o rimanere a dormire
da amici.
L’enuresi e il gruppo dei coetanei: adolescenza
Spesso questo problema si ripropone o persiste in
adolescenza e diventa particolarmente delicato durante il
servizio militare. I ragazzi che soffrono di enuresi
notturna sono costretti a sperimentare il disagio di bagnare
la branda e cercare in tutti i modi di nascondere un evento
che rischia di diventare uno stigma sociale pericoloso in un
ambiente militare che, a volte, è poco incline a mostrarsi
comprensivo. Circa l'82% dei ragazzi di età compresa fra gli
11 ed i 19 anni che soffrono di enuresi notturna, bagnano il
letto più di tre volte alla settimana. Dalla ricerca si
evince una consistente correlazione con le incontinenze
diurne: circa il 32% dei ragazzi fra gli 11 ed i 19 anni che
soffrono di enuresi notturna, manifestano anche enuresi
diurna, mentre tra i bambini al di sotto dei 10 anni, questa
percentuale si aggira intorno al 15%, ovvero la metà.
In
tutte queste circostanze, è necessario intervenire con un
percorso terapeutico adeguato che permetta di affrontare le
dinamiche sottostanti al problema ricercando una forma di
"evacuazione del disagio" più appropriata e meno disagevole,
affinché non si abbiano ripercussioni negative sull'immagine
di sé e non si presentino disturbi emotivi reattivi che
potrebbero compromettere lo sviluppo personale e la vita
sociale.
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